La grande guerra, classe 1898: i dati raccontano

... e daranno forma e materia ai ragazzi di quegli anni.

In queste banche abbiamo immesso tanti dati. Ciascuno vi ha attinto e ha cercato la risposta ad una sua ricerca. Ma se mettiamo assieme tutte le informazioni raccolte, e cioè quelle relative alle classi comprese tra il 1886 e il 1899, e le elaboriamo, ecco che i dati non ci appariranno più così scheletrici ma daranno forma e materia ai ragazzi di quegli anni.

Per l’epoca, anche se manca il raffronto con altri territori italiani, sono piuttosto alti; nella media arrivano a metri 1,67; le dimensioni del torace, che non supera gli 80 cm, confermano una popolazione poco “obesa”, con una dentatura sana e il colorito roseo al 90%. Gli occhi sono castani ma non mancano gli occhi chiari e quelli bruni per un restante 30% e 14%, rispettivamente. Nei capelli se la giocano il castano e il biondo, la forma è quasi sempre liscia ma spunta anche qualche bella testa riccioluta. Nella descrizione del naso gli scrivani elencano le modalità più varie, da quelle più comuni come regolare, aquilino,grosso, lungo, piccolo, schiacciato si passa alle più insolite di dantesco, depresso, greco, a sella, arricciato, rettilineo, rientrante.

Quasi tutti i ragazzi visitati sanno leggere e scrivere anche se non hanno un titolo di studio preciso. I dati raccolti provengono infatti dalla documentazione della truppa e soltanto un 3% è costituito da giovani definiti studenti. Questi poi passeranno a ufficiali e il servizio sarà registrato a parte in altre carte che ora sono conservate a Roma presso l’archivio storico dello Stato Maggiore dell’esercito

A 18 anni hanno tutti un lavoro. E quello che colpisce, scorrendo lo spazio riservato alla professione, è la grande varietà dei mestieri svolti.

Molti, sì, sono contadini ma a loro si affiancano le molteplici attività del settore metalmeccanico (lattoniere, ramaio, tornitore, meccanico, motorista, modellista eliche aeroplani), e del campo artistico-stampa, come litografo, tipografo, legatore, scultore, ebanista. Tra gli artigiani risaltano il macellaio, il fornaio, il pasticciere e l’offelliere, il cestaio, il tintore, lo zoccolaio, il tagliatore di berretti. Negli impianti industriali compaiono  il ferroviere, il frenatore, il manovratore, il lampista, ai quali si affiancano tutti i vetturali, i carrettieri, i carrari i birrocciai e i barcaioli.

Sono presenti anche alcune professioni “intellettuali” come il farmacista, l’interprete, il sacerdote, il maestro, il chimico e c’è anche un domatore.

Il luogo di nascita rivela aspetti interessanti. La maggior parte sono nati in 134 Comuni della provincia di Vicenza, ma altri provengono dai territori del Veneto e dalle altre regioni d’Italia. Molti sono originari dell’Austria che allora era proprio lì, dietro l’angolo, e da confinanti nazioni europee. Numerosi arrivano dall’America intendendo con America il Brasile dal quale molti fecero ritorno proprio per arruolarsi in occasione della Grande Guerra.

I ragazzi “schedati” rientrarono tutti nei contingenti che furono inviati al fronte.

La dichiarazione di non abilità inizia con un 10% della classe 1886 e si riduce progressivamente fino ad annullarsi con i ragazzi del 1899. Tutti arruolati.

Ma l’esito del servizio militare pone innanzi ai nostri occhi la dura realtà di quel periodo. Le parole disperso, ferito, prigioniero, morto raccontano il dramma di quel conflitto dal quale, mutuando le parole del canto Gorizia, il ritorno “per molti non fu”.

La Grande Guerra con le storie delle comunità dai registri militari, classe 1898