El ga finìo de tribolare (ed.2011)

LE CAUSE DI MORTE
AD ARCUGNANO E ZOVENCEDO
SOTTO L’IMPERO AUSTRO-UNGARICO

Testo consultabile in formato pdf

vedi pagg. 1-27

vedi pagg. 28-83

vedi pagg. 84-101

vedi pagg. 102-146

Presentazione

Gianpiero Dalla Zuanna - Professore di Demografia - Preside della Facoltà di Scienze Statistiche - Università di Padova (2011)

Ho conosciuto l’ARSAS pochi mesi fa, assistendo a una conferenza ad Arcugnano. Mi ha subito colpito la capacità di questa associazione di coniugare la grande passione con la produzione di materiali storici di primordine, utilizzabili sia per motivi di studio sia per scopi archivistici. Questo libro è un esempio del primo tipo di utilizzo: partendo dalla paziente trascrizione e decodificazione di 55 anni di decessi nei registri civili dei comuni di Arcugnano e di Zovencedo (1816-1870), vengono alla luce svariati aspetti di storia sociale. Perché – come scrivono gli autori – “paradossalmente, per tutta la gente comune delle nostre zone, le uniche notizie che possiamo avere della loro vita le ricaviamo dalla loro morte: l’età, il mestiere, lo stato civile, la residenza e soprattutto la causa del decesso”.

L’analisi delle cause di morte è fatta con perizia e onestà, mettendo in evidenza sia le potenzialità che i limiti di questi dati, rilevati quando la medicina era ancora ai suoi albori e la statistica muoveva solo i primi passi. La valenza epidemiologica e sanitaria dei risultati è ben riassunta dalla nota finale del dottor Da Rin Betta. Io mi limito a qualche breve commento di carattere socio-demografico, per collocare la situazione dei Berici Settentrionali in un più ampio quadro veneto ed Europeo.

Già nella seconda metà del Settecento in molte aree d’Europa la mortalità iniziò quella corsa alla diminuzione che ancora oggi non si è arrestata. Nulla di tutto ciò accadeva nel Veneto, che – all’opposto – nel corso del diciottesimo secolo vide un incredibile incremento della mortalità neonatale. Ad altissimo rischio erano i neonati nei mesi freddi.

Nella prima metà dell’800 in alcune parrocchie della Bassa Padovana e del Polesine più del 60% dei bambini nati in inverno non riusciva a compiere il primo mese di vita. Morivano letteralmente di freddo: è stato calcolato che nel corso della prima settimana di vita, ogni grado in meno di temperatura accresceva del 5% la probabilità di morte.

Arcugnano e Zovencedo non sono un’eccezione: il grafico 36 (par. 5.5) mostra con chiarezza che la mortalità neonatale era altissima, e assai più alta nella prima metà dell’Ottocento che durante il Seicento. È da diversi anni che storici e demografi stanno tentando di comprendere il perché di questo incremento di mortalità neonatale invernale.

L’ipotesi forse più interessante è che l’alta mortalità di questi bambini derivi in gran parte dal cattivo stato nutritivo delle loro madri. Perché negli ultimi secoli non c’è stato affatto un miglioramento continuo delle condizioni nutritive.

Anzi, il periodo 1750-1850 è stato per il Veneto forse il peggiore del millennio, perché il mais – se ha permesso un forte incremento della popolazione dopo l’ultima peste del 1630 – ha anche causato un sensibile peggioramento della dieta. E da madri denutrite nascevano bambini sotto-peso che, se avevano la sfortuna di venire alla luce d’inverno, difficilmente riuscivano a superare lo shock termico del parto.

Per verificare appieno questa ipotesi – e molte sullo stato di salute e sulle condizioni sociali dei contadini veneti dell’800 – è necessario raccogliere molti altri dati, primi fra tutti un maggior numero di archivi di stato civile (nascite, decessi e matrimoni), custoditi in gran parte nelle parrocchie. Ma le risorse a disposizione degli studiosi sono poche.

Ecco perché il Dipartimento di Scienze Statistiche dell’Università di Padova ha stretto con l’ARSAS un patto per lavorare assieme per raccogliere e registrare questo tipo di dati. Perché – unendo le forze – le tante micro-storie della “gente comune” possano unirsi per contribuire alla creazione, alla descrizione e all’interpretazione della storia sociale del Veneto.

 

Indice

Presentazione … p. 7

Cos’è l’ARSAS … p. 9

Prefazione … p. 13

  1. Ai tempi dell’impero Austro-Ungarico … p. 15
  2. I Berici Settentrionali … p. 21
  3. Articolazione del lavoro … p. 25
  4. Analisi delle cause di morte … p. 27

4.1. Le cause di morte secondo la Classificazione Statistica Internazionale … p. 29

4.2. Prospetto delle cause di morte per frequenza … p. 31

4.2.1. Le morti per malattie infettive infiammatorie … p. 35

4.2.1bis. Il colera … p. 41

4.2.2. Le morti per malattie perinatali … p. 45

4.2.3. Le morti per malattie cardiovascolari … p. 49

4.2.4. Le morti per malattie degenerative … p. 53

4.2.5. Le morti per malattie broncopolmonari … p. 57

4.2.6. Le morti per malattie della malnutrizione … p. 59

4.2.6bis. La pellagra … p. 63

4.2.7. Le morti per malattie gastroenteriche … p. 69

4.2.8. Le morti violente … p. 71

4.2.8bis. Militari morti in servizio … p. 75

4.2.9. Le morti per malattie neurologiche … p. 77

4.2.10. Le morti per neoplasie … p. 79

  1. Un tempo per morire … p. 83

5.1. Stagionalità delle malattie … p. 85

5.2. Periodicità delle malattie … p. 87

5.3. La durata media della vita … p. 89

5.4. Fasce d’età in cui si moriva … p. 91

5.5. Confronto con altri periodi … p. 93

5.6. Confronto con una realtà cittadina … p. 95

  1. Considerazioni storico-mediche (Dott. Giorgio Da Rin Betta) … p. 97
  2. Appendice - I nostri 6.688 protagonisti … p.101

 

Recensione

“El ga finìo de tribolare”: le cause di morte ad Arcugnano e Zovencedo sotto l’Impero austro-ungarico, s.l., [ARSAS], 2011, p. 143, ill. a colori.

Eccellente esempio di “tutela dal basso” ed efficace valorizzazione del patrimonio archivistico delle parrocchie, realizzato dall’ARSAS (Associazione per il Recupero e la Salvaguardia degli Archivi Storici), che da qualche anno si muove nel territorio vicentino con lo scopo dichiarato di «tutelare e salvaguardare i beni culturali nell’ambito delle disposizioni dettate dal Codice dei beni culturali e del paesaggio», in particolare degli archivi storici delle parrocchie prive di parroco residente o in stato di abbandono. L’Associazione, che si muove «in completa sintonia con la curia vescovile [che da qualche anno sta riorganizzando  il proprio archivio sotto la direzione di personale altamente specializzato] e previo nulla osta della stessa», coinvolge appassionati ricercatori locali e docenti universitari «per creare una vera e propria rete territoriale … finalizzata all’implementazione di un sistema informativo uniforme di tutti gli archivi». La passione per la storia della propria terra, che cerca di coinvolge un numero sempre crescente di persone in modo da renderle consapevoli del bene culturale e fattive collaboratrici degli organi di tutela e che consente di far conoscere in modo seriamente divulgativo gli archivi, si abbina al rigore metodologico, perseguito attraverso la consulenza di docenti universitari, che assicurano l’adozione di metodi scientifici riconosciuti a livello mondiale. Anche nel caso specifico l’analisi dei registri dei morti è stata condotta e organizzata seguendo la Classificazione Statistica Internazionale (ICD-10) delle cause di morte, che ha consentito l’elaborazione di grafici riassuntivi. La materia è introdotta ricostruendo i differenti contesti istituzionale (mettendo in evidenza il ruolo civile del parroco nell’Impero austro-ungarico) e territoriale (delineando l’ambito geografico e socio-economico in cui collocare i risultati dell’analisi). L’esposizione è accattivante e ampiamente comprensibile da chiunque, grazie anche all’adozione di un lessico familiare, già a partire dal titolo, spiegato con efficacia a p. 13 («espressione con cui la nostra gente accoglieva l’annuncio della morte di un compaesano, un concentrato di rassegnazione e di maldestro incoraggiamento ai famigliari del defunto» molto espressiva della concezione della vita dell’epoca e delle condizioni in cui versava allora la gente). L’attenzione per le persone emerge prepotentemente nell’appendice, nella quale sono elencati i 6.688 “protagonisti” di questa storia, di cui sono indicati il nome, l’anno e la causa di morte.

Giorgetta Bonfiglio-Dosio 25-09-2011