Dominazione austriaca e anagrafe civile parrocchiale

Stemma Lombardo Veneto

Dopo il 1815 per le parrocchie venete arrivarono nuovi cambiamenti in senso giuseppino. Secondo il diritto ecclesiastico austriaco, infatti, la parrocchia era anzitutto un patrimonio di rendite, amministrato dallo Stato. L’ufficio veniva dopo il beneficio. La parrocchia era garantita e gestita dagli organi statali, in nome della sovranità imperiale. Vienna garantiva una rendita reale sufficiente al ministro di culto, ne estendeva le funzioni nella scuola e nella pubblica amministrazione, ma iscriveva l’intera realtà parrocchiale nella burocrazia dello Stato.

Il progetto era anti-tridentino, per cui i vescovi veneti lo rifiutarono, polemizzando puntigliosamente dal 1817 fino al concordato del 1855. Con esso l’Austria pose fine al giurisdizionalismo di stile giuseppino. Per la parrocchia veneta si apriva, così, una nuova fase che ebbe come punto culminante il Concilio Veneto primo nel 1859. Finalmente i vescovi, indipendenti nell’esercizio della loro giurisdizione, potevano rendere esecutivi i decreti del Concilio di Trento. Benefici, nomine dei parroci, missioni al popolo caddero sotto la normativa canonica generale della Chiesa e sinodale del vescovo. Cambiò anche l’immagine del parroco, che divenne sacerdote deputato dal vescovo, in maniera perpetua, inamovibile, sotto la sua dipendenza. Il processo di centralizzazione della cura d’anime dal 1859 evidenziò nella parrocchia la pastoralità del vescovo. Dopo il Concilio Veneto si tenne il Sinodo Veneziano del 1865 e fu steso l’Enchiridion parochorum di Giovanni Berengo nel 1867, i quali posero le basi per la progressiva omogeneizzazione delle parrocchie in senso tridentino e papale. La parrocchia si trasformò in porzione della diocesi sotto la piena giurisdizione del vescovo. In tale ambiente crebbe Giuseppe Sarto che, divenuto papa Pio X, tra le altre riforme introdusse il principio dell’amovibilità del parroco ad arbitrio del vescovo.

Crisi e trasformazioni sociali influirono certamente nell’espansione sociale delle parrocchie. La loro risposta all’emarginazione, alle malattie e ai dissesti familiari traeva motivazioni ideali dalla dottrina della chiesa e dagli indirizzi papali, e si concretizzava nelle Casse rurali per sconfiggere l’usura, nelle Società mutue e nelle Cooperative per trovare rimedi alle cattive annate, nelle Scuole parrocchiali per vincere l’arretratezza culturale soprattutto dei ceti contadini. Con tale eredità la parrocchia veneta non rimase indifferente né neutrale quando, dalla fine dell’800, entro i suoi confini, si organizzarono partiti e sindacati, si diffusero giornali e altri organi di stampa. Si rivelò invece capace di battaglie anche ideologiche nelle svolte cruciali della storia politica dal 1848 in poi.

La figura del parroco sotto il Regno Lombardo-Veneto possedeva, dunque, una forte valenza giuridica in campo civile. Sotto il governo di Vienna il parroco era, oltre che ministro del culto, pubblico ufficiale dell’amministrazione imperiale, con compiti scolastici e anagrafici.

Infatti, quando il Veneto nel 1815 entrò a far parte dell’Impero austro-ungarico, i parroci divennero ufficiali di stato civile, con obbligo di tenuta dei registri dello stato civile (morti, nati, matrimoni) e dell’anagrafe civile (stato di famiglia). Anche se nel 1866 ci fu il passaggio al Regno d’Italia, i sacerdoti continuarono tuttavia a tenere annotati i registri civili fino al 1871.

I moduli prestampati sono grandi e prevedono varie notizie da inserire negli appositi spazi.

Le pagine di questi registri erano numerate e portavano in testa il nome della parrocchia, del luogo, della frazione, del distretto e della provincia. Seguiva, per i registri dei nati, un numero progressivo, il giorno e l’ora della nascita, nonché il giorno della presentazione al battesimo del neonato; sesso e nome, se legittimo o illegittimo; cognome, nome, paternità e domicilio del padre e della madre; se essi coniugati, data e parrocchia del matrimonio; religione e condizione sociale di entrambi; nome, cognome, domicilio e condizione sociale dei padrini; annotazioni. Non meno generosi di informazioni erano i registri dei matrimoni, accompagnati da fascicoli per ciascuna celebrazione. Ed infine i libri dei morti, più essenziali, ma altrettanto ricchi di riferimenti.

Marangoni don Antonio

La popolazione della Val Leogra nel periodo del Lombardo-Veneto (1816-1871)